Marco Palombi nasce nel 1968 a Roma, studia economia e lingue, si specializza in economia di guerra e lavora in diversi continenti (ma non come fotografo).  

La passione della fotografia gli viene a undici anni, quando suo padre gli presta la prima macchina fotografica, una Zenith presa in Unione Sovietica. Poi in adolescenza vengono i primi ritratti di donna, sempre con la Zenith, e un obiettivo 35mm, quello da cui deriva una lezione fondamentale della fotografia e non solo: se la foto non è venuta bene, è che non eri abbastanza vicino all’azione.

Dopo un lungo periodo di latenza, la passione torna nella stagione delle piogge del 2009, durante il primo soggiorno africano. Fa arrivare di contrabbando una Nikon D90 da Hong Kong (non vi erano negozi di macchine fotografiche a Stone Town, solo un indiano che riparava telefonini e all’occorrenza trovava quel che gli si chiedeva) e comincia a scattare foto di paesaggi, persone e momenti intorno alla linea dell’Equatore: tanta bellezza non poteva rimanere non raccontata.

Nel 2010 pubblica il libro Lezioni Africane, composto da 8 saggi sull’Africa e il mondo globalizzato. Nel libro vi sono anche delle sue foto.

Dal 2010 e fino al 2013 è fotografo ufficiale della Settimana della Moda di Zanzibar e Tanzania, e realizza una serie di foto per campagne pubblicitarie internazionali per un brand di gioielleria, pubblicate su riviste e cartelloni stradali in Germania, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Africa Orientale e Sud Africa. Sempre nel 2010 alcune sue foto sono battute all’asta con una base di 2500 euro a supporto dell’azione benefica del Rotary nello sradicamento della poliomielite.

Al suo rientro in Italia, nel 2015, inizia a lavorare al libro “Fotografando, immagini in punta di penna” insieme al Collettivo Opus Incertum. Il libro è pubblicato a settembre 2016 in edizione limitata per collezionisti sotto il patrocinio della Fondazione Cesare Pozzo.

Nel 2018 viene organizzata la sua prima mostra monografica - 4 Exhibitions - che si svolgeva in quattro fasi, confluenti l’una nell’altra: il mondo, la città, le persone, l’intimità – e si chiudeva con parte più personale e profonda: il ricordo.

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